Gli agrumi sono una famiglia vastissima ed eterogenea che comprende: mandarini, clementine, aranci amari, aranci dolci, bergamotti, cedri, limoni, pompelmi, lime, e molte altre specie di minore rilevanza. Si tratta dei frutti di piante anche molto diverse tra loro (alcuni sono piccoli arbusti, altri alberi sempreverdi) ma che appartengono tutte quante al genere botanico Citrus, famiglia Rutaceae.
La caratteristica distintiva del genere Citrus è il frutto: esso è una bacca chiamata esperidio, suddiviso in tre parti principali: il pericarpo (ovvero la buccia, o scorza esterna colorata, che contiene minuscole cavità ricche di oli essenziali), il mesocarpo (la scorza bianca, ricca di pectine) e l’endocarpo (la polpa, suddivisa in spicchi), che rappresenta la parte commestibile e contiene zuccheri, vitamine, sali minerali…
Origini, storia e curiosità
Le varietà di agrumi che conosciamo oggi sono frutto di una storia antichissima, basti pensare che sono coltivati da almeno 4000 anni, e rappresentano l’esito di numerosissime ibridazioni che si sono succedute nel corso del tempo. La genealogia di questi frutti è rimasta per lungo tempo misteriosa, fino a quando il recente sequenziamento del genoma di alcuni agrumi ha portato alla scoperta che tutti gli agrumi coltivati al mondo sono il risultato di incroci di sole tre specie: il cedro, il mandarino e il pomelo. Da questi tre antenati poi, tramite ibridazioni varie, si sono sviluppati limoni, arance, bergamotti, clementine, pompelmi e tutti gli altri agrumi attualmente esistenti.
Di solito associamo le arance e i limoni al sole delle nostre regioni meridionali, ma in realtà le origini degli agrumi vanno ricercate ben più lontano: la domesticazione e la coltivazione degli agrumi è iniziata migliaia di anni fa in Asia. I primi documenti scritti che citano gli agrumi sono il testo cinese Tributo a Yu (risalente a circa 4000 anni fa), dove ne vengono menzionate alcune specie, probabilmente il mandarino e il pomelo, e il testo indiano Vajaseneyi sambita (800 a.C.), che cita i cedri e i limoni.
Inizialmente la loro coltivazione era esclusivamente a scopo ornamentale; solo più avanti, con la diffusione verso Occidente, si cominciò a scoprire la prelibatezza dei frutti, con la conseguente progressiva crescita del mercato relativo al consumo degli agrumi.
Le varie specie hanno raggiunto l’Europa in tempi diversi: il primo sembra essere stato il cedro all’epoca dei Romani, chiamato pomo di Persia proprio in virtù della provenienza da quella terra. Dobbiamo aspettare il X secolo per le prime coltivazioni di limoni e arance amare nel Mediterraneo da parte dei saraceni. L’arancio dolce, invece, fu importato dai Portoghesi nel XVI secolo, mentre bisognerà attendere fino al XIX secolo per vedere le prime piantagioni di mandarini nel bacino del Mediterraneo. L’introduzione e la diffusione in Sicilia e in tutta l’area mediterranea della pianta di mandarino la si deve in particolar modo all’Orto Botanico di Palermo, dove venne piantata per la prima volta agli inizi del 1800.
Proprietà benefiche
Gli agrumi sono frutti ricchi di acqua (ne contengono un’alta quantità, in una percentuale variabile tra l’80 e il 90%), oltre agli acidi organici, in particolare l’acido citrico, molti minerali (tra i quali il calcio, il potassio, il magnesio e il ferro) e numerose vitamine. In particolare, la vitamina C è presente in grande quantità, ad esempio nelle arance ne abbiamo 50 mg ogni 100 grammi di frutto, ma si trovano anche altre vitamine, come la A e diverse vitamine del gruppo B. La vitamina C è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema immunitario, oltre ad essere un potente antiossidante e a favorire il trofismo della pelle.
Gli agrumi contengono zuccheri, principalmente fruttosio, ma in generale hanno un apporto calorico basso, compreso tra le 30 e le 70 calorie per 100 grammi di prodotto, mentre l’apporto di grassi e proteine è praticamente trascurabile.
La buccia e l’albedo (la pellicina bianca fibrosa che riveste internamente la buccia) degli agrumi sono una ricca fonte di fibre, di cui le più abbondanti sono le pectine. Queste fibre solubili vengono utilizzate nell’industria alimentare come gelificanti (per marmellate e gelatine) e stabilizzanti (in dolci, succhi di frutta e bevande a base di latte). La pectina, al pari delle altre fibre alimentari, può aiutare ad alleviare la stitichezza, abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi, migliorare il controllo della glicemia; inoltre, grazie alle proprietà sazianti rallenta l’insorgenza della fame, favorendo così il controllo del peso corporeo.
Gli agrumi sono particolarmente ricchi di flavonoidi, tra cui citiamo esperidina, naringina, diosmina, quercetina, rutina, oltre a molti altri. Gli effetti sulla salute dei flavonoidi degli agrumi sono stati dimostrati in diversi studi. Tra le loro attività biologiche, spiccano le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e neuroprotettive, che si traducono in potenziali benefici nella prevenzione e nel trattamento di malattie cardiovascolari, disturbi neurodegenerativi, nelle dislipidemie, nel diabete, etc.
Il Bergamotto
Noto con il nome scientifico Citrus bergamia, fa parte della grande famiglia degli agrumi ed è ovviamente famoso per il tipico frutto, di dimensioni simili al limone, dal colore giallo-verdastro e dalla forma tendente al rotondo (come le arance). Storicamente, la produzione del bergamotto ha sede in una ristretta fascia costiera della provincia di Reggio Calabria, dove la pianta prolifera in maniera ottimale grazie al particolare microclima; circa il 90% dei bergamotti al mondo si producono lì!
Le origini non sono ben documentate: secondo alcuni storici, la pianta sarebbe originaria delle isole Canarie o delle Antille e sarebbe stato Cristoforo Colombo a portarla in Calabria durante i suoi viaggi esplorativi. Altri sostengono invece che sia stata la famiglia calabrese dei Valentino ad acquistare una pianta di bergamotto da un benestante spagnolo; infine, un’ultima ipotesi è che il bergamotto non sia stato importato in Calabria, ma abbia origini autoctone.
A differenza di altri agrumi, come ad esempio le arance o i mandarini, il frutto del bergamotto in genere non viene consumato direttamente come tale; tuttavia, le sue applicazioni sono vastissime, e comprendono diversi ambiti (in cucina, in profumeria, in medicina…). Infatti, è possibile utilizzare ogni parte del frutto (e della pianta) per ottenere diversi prodotti: dalla distillazione dei fiori si ottiene l’essenza di Neroli, molto impiegata nell’industria dei profumi; dalla polpa e dagli scarti della buccia si ottengono mangimi per animali; per spremitura del frutto si ottiene il succo di bergamotto, ricco in citroflavonoidi; infine, la scorza è l’elemento da cui si estrae il prodotto più prezioso, ovvero l’essenza di bergamotto. Si tratta di un olio essenziale ricco in monoterpeni, che a differenza della maggior parte degli altri oli essenziali non si ottiene per distillazione in corrente di vapore, bensì per spremitura meccanica a freddo. In profumeria, l’essenza di bergamotto è dal 1700 una delle più ricercate, sia per la sua eleganza olfattiva che per la capacità di fissare e armonizzare tra loro le altre essenze che costituiscono il profumo.
Ma l’olio essenziale di bergamotto vanta molte altre proprietà, in particolare nel campo della prevenzione e della cura di varie patologie. Già la medicina popolare impiegava estratti di bergamotto in virtù delle sue proprietà cicatrizzanti, analgesiche, antimicrobiche; oggi, grazie alla ricerca scientifica, è stato possibile confermare ed ampliare le proprietà benefiche associate al bergamotto. Esistono numerose e significative evidenze del potere ansiolitico e rilassante dell’olio essenziale; un’altra azione su cui emergono sempre più conferme dalla ricerca è quella ipolipemizzante e ipoglicemizzante, cioè il bergamotto aiuta a controllare i livelli di colesterolo, grassi e zuccheri nel sangue, riducendo così il rischio di patologie cardiovascolari. Tra tutti gli agrumi è proprio il bergamotto a vantare il maggior numero di studi scientifici a sostegno di tale effetto benefico (sebbene si tratti soprattutto di studi preclinici, mentre sono molto minori i dati ottenuti fino ad oggi da trial clinici condotti sulla popolazione umana).
Un recentissimo studio clinico in doppio cieco ha testato l’olio essenziale di bergamotto per un utilizzo terapeutico innovativo, ovvero nella gestione dell’agitazione, del comportamento aggressivo e del dolore in pazienti affetti da demenza (per i quali attualmente non esistono cure efficaci e si utilizzano farmaci approvati per altre indicazioni terapeutiche, con risultati spesso insoddisfacenti), sulla base di alcune evidenze precliniche; si tratta di un progetto che vedrà i suoi frutti negli anni a venire, ma che fa ben sperare per un possibile miglioramento della qualità della vita di questi pazienti e di chi se ne prende cura quotidianamente.
Utilizzare il bergamotto in cucina
Il bergamotto si abbina perfettamente ad un’ampia varietà di ricette, sia dolci (come aromatizzante per gelati, torte, canditi) che salate: la sua scorza conferisce un’ottima profumazione a piatti di pesce, il succo si presta bene alla preparazione di risotti, maiale e carni bianche, a cui regala una sensazione di freschezza. Il primo uso alimentare del bergamotto risale addirittura al 1800, quando sir Grey ebbe l’intuizione di aromatizzare il tè delle sue piantagioni indiane con l’essenza del bergamotto: nacque così l’Earl Grey, divenuto in seguito uno dei tè aromatizzati più apprezzati in tutto il mondo.