Che cos’è la propoli?
La propoli è uno dei molteplici prodotti che si ottengono grazie al lavoro certosino delle api (oltre ad essa, infatti, possiamo citare il miele, la pappa reale, il polline…). Si tratta di una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante. Le gemme di certi alberi, infatti, sono ricoperte da una patina resinosa: essa le protegge dagli agenti patogeni, che potrebbero infettarle. Le api prelevano questa sostanza e la trasportano, tenendola attaccata alle zampe posteriori, fino all’alveare. Qui la resina viene elaborata dalle api attraverso delle secrezioni ghiandolari, che ne modificano in parte la struttura chimica (vengono aggiunti vari composti, come cere, polline ed enzimi).
La raccolta del materiale resinoso da parte delle api è possibile soltanto in giornate soleggiate e sufficientemente calde: solo in queste condizioni climatiche esse sono in grado di staccare dai rami degli alberi pezzetti di resina, che diventa più malleabile.
Il colore della propoli può variare moltissimo, tra le tonalità del giallo, rosso, marrone e nero; l’odore è fortemente aromatico e dipende in larga parte dalla pianta da cui proviene. In Asia, Europa e Nord-America la fonte dominante di propoli sono le gemme del pioppo, ma si annoverano anche altre specie vegetali, come i salici, le betulle, le querce, i faggi e i pini. In zone a clima maggiormente tropicale, come ad esempio in Brasile, è la corteccia di una pianta nota come Baccharis dracunculifolia che dà origine alla cosiddetta “propoli verde” (detta così proprio per la sua colorazione caratteristica).
Esistono due sistemi per raccogliere la propoli dall’alveare: il primo metodo consiste nella raschiatura delle costruzioni apistiche all’interno degli alveari. In genere, questa procedura viene effettuata durante l’inverno dagli apicoltori, tuttavia, se non viene svolta regolarmente tutti gli anni, una parte della propoli così ottenuta può subire un processo di ossidazione e pertanto risultare inutilizzabile per l’uso salutistico nell’uomo.
Il secondo sistema consiste nell’utilizzo di griglie artificiali che vengono collocate al posto della soffitta dell’alveare: gli spazi vuoti delle griglie inducono le api a riempirli con la propoli, come fanno regolarmente in maniera geometrica nell’alveare. Questa tecnica di raccolta viene applicata nella stagione calda, quando le api spontaneamente raccolgono le resine dalle gemme: con questo metodo la propoli è più facile da raccogliere, e il suo livello di purezza molto maggiore.

Perché le api producono la propoli?
L’origine stessa del termine propoli ci dà molte indicazioni sul motivo per cui le api raccolgono il materiale resinoso e lo elaborano fino ad ottenere appunto la propoli. Questo nome deriva dal linguaggio greco antico ed è arrivato in italiano attraverso il latino propŏlis; letteralmente viene tradotto come “davanti alla città”, che in senso figurato significa “difensore della città”. Il termine fu usato nell’antichità da Aristotele e da Plinio il Vecchio per indicare la resina trattata dalle api: queste ultime, infatti, la utilizzano per difendere la loro città (ovvero, l’alveare) dai pericoli che possono minacciarla, quali le malattie ed i predatori.
Va ricordato che l’alveare, con le sue 40.000-60.000 api che entrano ed escono svariate volte al giorno, e con una temperatura che si aggira intorno ai 36°C e un’umidità relativa del 70%, potrebbe costituire un terreno ideale per lo sviluppo di batteri, virus e funghi. Pertanto, le api producono la propoli soprattutto per sfruttare la sua azione antisettica, per neutralizzare tali microrganismi patogeni, ricoprendo con essa le pareti interne dell’alveare e il fondo delle celle.
Inoltre, eventuali piccoli intrusi penetrati nell’alveare e difficili da trasportare fuori, come ad esempio dei coleotteri, possono venire uccisi e di fatto “imbalsamati” all’interno dell’alveare, isolandoli con questa sostanza e arrestandone la decomposizione.
Le api utilizzano la propoli anche come materiale da costruzione, per otturare le fessure dell’alveare, per fissare gli elementi mobili dell’arnia e, nel caso l’apertura di ingresso dell’alveare sia troppo larga, per ostruirla con blocchi costituiti da questa sostanza, lasciando soltanto lo spazio necessario.

La propoli nella storia
L’utilizzo della propoli da parte dell’uomo è documentato fin dall’antichità, sia come componente di profumi, grazie al suo persistente odore di resina, che a scopo medico.
Conosciuta già dai sacerdoti dell’antico Egitto, la propoli è stata certamente utilizzata dai Greci: Aristotele, nella suo trattato sulla storia degli animali, la identificava come un rimedio per “le affezioni della pelle, piaghe, suppurazioni”. Ai tempi degli antichi Romani Plinio il Vecchio, studioso di scienze naturali, faceva cenno ad alcune proprietà preziose della propoli, come quella di facilitare l’estrazione di spine e aculei dalla carne, di ridurre il gonfiore e lenire i dolori articolari. Il suo contemporaneo medico e botanico greco Dioscoride, oltre a citare tali benefici, aggiungeva anche l’azione curativa in caso di tosse e mal di gola.
Vi era conoscenza della propoli e delle sue innumerevoli proprietà anche nel mondo Arabo, testimoniata da alcuni scritti dell’epoca dove viene citata sempre per la sua “capacità di estrarre punte” e anche per quella di “purificare e assorbire”.
In tempi storici più recenti, parliamo del XVIII secolo, la propoli iniziò ad essere sfruttata anche in altri ambiti, come ad esempio dai liutai italiani nella realizzazione di vernici per strumenti musicali. L’analisi tecnica microscopica di un violino Guadagnini del 1750 rivelò la presenza di polline e pezzi d’ape, il che fa pensare a una vernice a base di propoli; un gruppo di ricercatori tedeschi provarono a riprodurre tale vernice, ma elementi balsamici contenuti nella propoli tedesca ne rendevano difficile l’essiccazione, al contrario di quella proveniente dai dintorni di Cremona, centro della liuteria italiana.
Nel 1947 l’Istituto veterinario di Kazan, in Russia, cominciò a studiare le proprietà antimicrobiche della propoli. Da lì in poi molti ricercatori, soprattutto nell’area dell’Europa orientale e Russia, hanno continuato a studiarla da un punto di vista scientifico. Solo a partire dagli anni 70 del Novecento si assiste anche in Occidente a una crescita di considerazione per la propoli, nel contesto della riscoperta dei prodotti naturali, che ha portato alla comparsa progressiva di scoperte sperimentali sempre più interessanti nella comunità scientifica globale.
Le proprietà benefiche della propoli
La propoli ha una composizione chimica estremamente complessa, essendo una miscela di sostanze derivanti dalla pianta di provenienza e dalle api che la raccolgono e la processano. Contiene circa 300 molecole attive, ed è composta per il 30% da cere, per il 50% da resine e sostanze balsamiche, per il 10% da olii essenziali, e per la piccola quota restante da polline ed altre materie organiche o minerali.
La componente più interessante per quanto riguarda le sue proprietà benefiche per la salute è rappresentata dai flavonoidi, che sono composti chimici vegetali dotati di molteplici attività biologiche, tra cui l’azione antiossidante, protettiva della permeabilità dei capillari, antiinfiammatoria, etc. I principali flavonoidi nella propoli sono galangina, pinocembrina, apigenina e quercetina. Sono presenti anche altri composti fenolici, in particolare acidi organici come l’acido caffeico e l’acido ferulico, anch’essi con importanti proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie.

Grazie alla presenza di queste sostanze, la propoli ha dimostrato, soprattutto in studi in vitro, numerose azioni biologiche: attività battericida o batteriostatica contro un grande numero di diversi batteri (Helycobacter pylori, Streptococcus spp., Staphylococcus spp., Escherichia coli, Haemophilus influenzae, etc.); attività antivirale contro il virus dell’herpes, i virus influenzali, etc; attività fungicida (per esempio contro Candida albicans); attività antiinfiammatoria, con riduzione dei mediatori infiammatori, dell’edema e della permeabilità dei vasi; attività antiossidante; attività cicatrizzante. Inoltre, studi recenti indicano che la propoli agisce anche come immuno-regolatore, andando a modulare la risposta del sistema immunitario in caso di infezioni.
Alla luce delle interessanti proprietà benefiche, la propoli viene ampiamente utilizzata a scopo salutistico e medico, per trattare varie affezioni (soprattutto a carico delle vie respiratorie). I suoi impieghi più comuni sono: nella rino-faringite (mal di gola), laringite, bronchite; nelle sindromi influenzali; in caso di herpes; nelle infezioni urinarie e vaginali; a livello cutaneo per bruciature, ferite, eczemi, acne e foruncoli. Si trovano diversi prodotti in commercio a base di propoli, in varie formulazioni tecnologiche: in forma liquida, cioè tinture idroalcoliche oppure estratti glicolici (consigliati questi ultimi per i bambini o per chi non potesse assumere alcool per ragioni dietetiche o religiose); in forma di sciroppo, spray, aerosol o pastiglie masticabili per naso, bocca e gola; in forma di pomate e unguenti per uso dermatologico e/o vaginale.
Un’ultima caratteristica della propoli da sottolineare, decisamente vantaggiosa, è la sua dimostrata capacità di agire in sinergia con numerosi medicinali, potenziandone l’efficacia e/o riducendone gli effetti collaterali. Rinforza l’azione di alcune classi di antibiotici (penicilline, tetracicline, macrolidi), oltre a ridurre l’insorgenza di resistenza agli antibiotici stessi; aumenta l’efficacia di trattamenti antifungini, migliorando l’accesso del farmaco all’interno delle cellule del fungo; infine, sembra in grado di potenziare anche l’azione terapeutica di alcuni antitumorali (si tratta di effetti sperimentati in studi su cellule o animali, da valutare in studi clinici sull’uomo).
Occhio alle reazioni avverse
Come abbiamo visto, la propoli ha molte proprietà benefiche interessanti, che la rendono utile in caso di affezioni di vario tipo; tuttavia, anche la propoli non è esente da effetti avversi, da considerare prima di intraprenderne l’uso.
La principale problematica della propoli è la sua capacità di provocare reazioni allergiche in soggetti predisposti, in particolare a carico delle vie aeree, che si manifestano con rinite, lacrimazione, prurito, asma bronchiale. Relativamente comuni anche le reazioni a livello cutaneo, principalmente dermatiti caratterizzate da arrossamento e prurito intenso. Pertanto, soggetti geneticamente predisposti o allergici ai pollini dovrebbero assumerla con cautela, interrompendo l’uso in caso di comparsa di sintomi riconducibili a una reazione allergica.
Per il rischio di incorrere in tali problematiche, l’utilizzo della propoli è sconsigliato in gravidanza e allattamento, così come nei bambini al di sotto dei 3 anni (eccetto per prodotti a uso locale, come ad esempio gel per gengive). Oltre questa età è possibile somministrarla, evitando formulazioni che contengono alcool (come tinture, estratti alcolici, spray orali per adulti, mentre pastiglie gommose o spray senza alcol possono essere impiegati senza particolari rischi).
